venerdì 8 gennaio 2016

Inferno

“Hai uno dei poteri più belli in assoluto e volevi occultarlo? Simbolicamente il tuo potere deriva dalla luce solare, quella capace di creare e di grandi cose.”
 Ma è davvero così? Nella sua mente le parole di Marcus, che tanto a fondo sono arrivate nella sua anima, si sovrappongono a quelle immagini che credeva ormai dimenticate. Sepolte nel più profondo angolo della coscienza.

-- Mathilde! Mathilde dove sei? Torna in casa, devi riordinare la stanza. Mathilde! 

La bambina, due corte treccine nere e tante mollettine colorate a fermarle i capelli, resta nascosta in silenzio, spiando la donna attraverso le fronde della fitta siepe. 

 -- Mathilde Jenkins, vieni fuori immediatamente! Dove ti sei cacciata? -- chiama ancora a gran voce, la madre, con tono anche piuttosto preoccupato, poi mormora tra sé -- Quella bambina mi farà impazzire... 

 Finalmente Nora Jenkins rientra in casa, per andarla a cercare altrove, e la bambina esce dal suo nascondiglio ridacchiando. Le mancano due denti davanti e i jeans che indossa sono chiazzati di macchie d'erba. Le manine affondate nelle tasche, dà un calcio a un sassolino e prende a bighellonare nel giardino, poi inizia a raccogliere foglie secche. Gialle, marroni, verdastre, di ogni forma e dimensione. Ci gioca per un po', mettendole in fila, le sovrappone in una pila sbilenca, poi le guarda cadere. Dal capanno degli attrezzi si sente un picchiare ritmico, intervallato da note fischiettate. 

 Dopo un po' di tempo trascorso a giocare con foglie e sassolini, il nuovo gioco le viene a noia. Seduta in terra sbuffa, poi una luce dispettosa torna a illuminare gli occhi neri. Si guarda attorno con fare circospetto e prende a radunare le foglie, più altre foglie, e poi ancora altre foglie. Le mette in fila, a mucchietti, lungo il bordo del capanno. Torna poi verso i cespugli e stacca un ramoscello, lo ripulisce dai rametti laterali e poi sorride soddisfatta, tornando baldanzosa verso la sua fila di fantasmini. Certo, perché sono spiritelli del fuoco, e lei li farà danzare. 
Ancora una volta si guarda attorno. Dall'interno del capanno si sente picchiare e fischiettare, dunque non c'è rischio che suo padre si affacci all'improvviso. 
Impugna dunque per bene la sua bacchetta magica, come quella delle fatine dei cartoni, e puntandola al primo fantasmino gli dice -- Danza! 
Sa farlo ormai. Sa convogliare quell'energia a suo piacimento, più o meno. Ha imparato dal diario di Nonna Meredith. E oggi che ha trascorso tutta la giornata a giocare in giardino di energia ne ha proprio tanta! Ecco che il fantasmino prende vita. Le foglie iniziano a bruciare di una fiammella arancione, che si muove libera al soffio lieve dell'aria settembrina. -- Danza! -- dice ancora. E il secondo fantasmino prende vita, mentre gli occhi le brillano di contentezza. -- Danza! -- e ancora, e ancora. Sono ormai otto i fantasmini, li guarda beata farsi sempre più belli, più alti. Poi Duke passa correndo, portando la sua bambola preferita tra le fauci appiccicose -- Hey cagnaccio! Lascia andare Belinda! -- E la bambina corre via, lasciando andare la sua bacchetta magica, e dimenticando una fila di fantasmini che danzano gioiosi. Liberi. 

 Saranno le grida di tutta la famiglia a richiamarla lì, qualche tempo dopo, mentre il capanno è avvolto da fiamme alte quanto il cielo. Sola in un angolo, nel tumulto generale, con gli occhi sgranati osserva il parossismo degli adulti, mentre le grida di suo padre all'interno le fanno gelare il sangue. Quando riescono a tirarlo fuori, il rosso e il rosa della sua carne ustionata le si imprimono per sempre negli occhi e nella mente. Diventeranno la sostanza dei suoi incubi per anni, molti anni a venire.