sabato 17 settembre 2016

Stroke

Non ci riesco, non ce la faccio. Vederti in questo letto, completamente incapace di reagire, di comunicare... Eppure mi guardi. Qualcosa dicono, i tuoi occhi. Ma non sono in grado di capirlo. O magari mi illudo di capirlo, ma in realtà chi può dire cosa pensi davvero? O se stai pensando qualcosa.
Io invece sì, penso, penso continuamente. E non riesco a fare a meno di chiedermi se sia stata mia la colpa. Se quello che hai dovuto passare negli ultimi mesi, me, la mamma, i vicini...
Ma è un'altra delle cose che non saprò mai. I medici dicono che sì, lo stress può avere un peso nel far degenerare una predisposizione, ma che, appunto, di una predisposizione si tratta.
Non lo so. So solo che ora non c'è altro che io possa fare se non starti accanto, accudirti, e sperare in un miglioramento che, hanno detto, potrebbe esserci, ma non sanno se, né quando.
A Max ancora non l'ho detto, ma lo farò presto. Non posso lavorare come si deve alla Scuola, in questo momento. Mi troverò un part-time, qualcosa che mi lasci le ore necessarie per stare con te.

Ora vado. Devo mettere in ordine un po' di cose. Riposa bene.

A domani papà.

venerdì 8 luglio 2016

Dear Sister #4

To: hljenks@aol.com
From: hilde.jk@aol.com
Subject:   

Non fa differenza. Non fa proprio nessuna differenza. E sai perché? Perché se questa legge passa, lo sapranno tutti comunque che sono una mutante registrata. Perché della nostra famiglia si chiacchiera da sempre. Perché abbiamo Meredith Rose nella genealogia, o te lo sei scordato?
E chi credi che andrebbero a cercare nel fantastico database dei mutanti e dei loro poteri i Pollak, i Bower e tutte le altre brave persone della nostra amorevole comunità?
Me, te, la mamma e magari anche papà, già che ci sono. Cosa credi, quanto ci metterebbero a trovare il mio nome? 

E no, non venirmi a dire che il mio primo errore è stato registrarmi. Non lo accetto. Voglio il DIRITTO di vivere legalmente. Ma probabilmente me lo toglieranno. Di nuovo. 

Perciò fanculo i Pollak e i Bower. E sì, hai letto proprio bene, ho scritto FANCULO. 
E salutami la mamma. 
Hilde

martedì 5 luglio 2016

Dear Sister #3

To: hilde.jk@aol.com
From: hljenks@aol.com
Subject:   

[Link al video della marcia sul Walt Whitman Bridge e il discorso finale, con diversi primi piani del viso di Hilde mentre parla con trasporto alla folla] 
Sei proprio una stronza. O devi essere impazzita. Forse il gene X ti ha dato alla testa, mh?
Cosa credevi di fare? Non te lo ricordi che hai una famiglia, a Kennebunkport? Ma sì che te lo ricordi, solo non te ne frega assolutamente nulla, giusto?
Molto più importante la politica e gli interessi tuoi e dei tuoi amichetti mutanti!

Hai idea di come l'abbia presa la mamma, tutta questa faccenda? Hai idea di come li guardino ora i Pollak, i Bower e tutte le brave persone della nostra amorevole comunità?
Ah ma certo, tu tanto ormai sei andata via, sei una persona nuova...
E a chi resta non ci pensi? 

Hai portato la guerra, nella nostra famiglia. E ora anche anche questo. Che altro? 

E non venirmi a dire che dovremmo accettarti per quello che sei e tutte le stronzate che tiri fuori ogni volta. Anzi, non cercarmi più, che è meglio.

Helen

martedì 28 giugno 2016

Let's go camping!

Sono stanca. Una stanchezza diversa dal solito. E ho le mani sporche di colore e pennarello come non succedeva da quando ero bambina. Ho cenato poco, male e tardi. E come se non bastasse la pioggia, per tutta la strada in motorino da Bella Vista a casa.

Eppure sento che possiamo e dobbiamo farlo. Non dobbiamo permettergli di andare avanti, dobbiamo riuscire a fermarli prima che questa assurda legge passi, perché risuonerebbe come una dichiarazione di guerra. Sarebbe un sasso che darebbe inizio a una valanga, e allora difficilmente riusciremmo a fermarla.

Mi chiedo se davvero sia la stupidità a muovere eventi come questi, o se non vi sia dietro ben altro.

Che meravigliose prospettive. Da una parte l'apocalisse, dall'altra la possibilità di un evento catastrofico involontario, e infine la guerra civile.

Come dici papà? Certo che ci vengo a pescare! Non mancherei per niente al mondo.
Come potrei mancare? Del resto non ho la presunzione di ritenermi in grado di fermare eventi di questa portata. Posso fare qualcosa, ma sono utile, non indispensabile.

Se è possibile salvare Philadelphia, l'America e il mondo, riusciranno a farlo anche senza di me. E se non è possibile...

Beh, voglio andare a pesca con mio padre.

lunedì 9 maggio 2016

Suns

Doveva essere solo una festa. Solo una festa. Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo la paura, il dolore. E invece ci ha gettati di nuovo nell'angoscia, nella paura, nel senso di impotenza che ci toglie il sonno, la pace.
Lì fuori c'è qualcuno capace di manovrare come vuole le nostre menti. Qualcuno che di umano non ha nulla, tranne l'impotente involucro che lo avvolge. Qualcuno che non si fa scrupolo di portarsi dietro una ragazzina qualsiasi, presa a caso, perché sia la sua garanzia.
E qualcuno che ora si è portato via con facilità tutto quello che custodivamo, per farne chissà cosa, per cambiare il destino della città, forse del mondo.
Cosa puoi fare contro qualcuno che ti entra nella testa e ti fa agire come non agiresti mai?
Cosa puoi fare contro una vita che ogni volta che alzi la testa te la rispinge sotto levandoti il respiro?

Lottare. Seguire la ragione, seguire l'istinto, seguire il cuore. Lottare, fino a quando avrai un briciolo di fiato in gola, fino all'ultimo battito.

Se solo tornasse il Sole...

C'è l'energia fisica, quella che mi permette di generare il fuoco, e quella emotiva, interiore, che mi permette di sperare, di gioire, sostiene la vita di ogni giorno. Hanno bisogno di Sole. Due tipi diversi di Sole. Il secondo non si fa vedere da un bel po'.

mercoledì 20 aprile 2016

Traces of Ink - 1

La pagina di un'agenda del 2024, quella corrispondente al 19 Aprile, coperta di una scrittura fitta e un po' irregolare, diversa da quella solitamente ordinata di Hilde, ma riconoscibile a un occhio attento.

Cameron mi odia.
È convinto che l'abbia usato con chissà quali fini politici. 
Non riesco a credere che possa pensare una cosa simile.
Ma probabilmente è colpa mia. Ho cercato di fargli capire quanto questa legge sia ingiusta, e quanto sia nostro dovere parlarne, non nasconderci.
E l'ho fatto nel momento sbagliato. Quando si era assurdamente convinto che avessi pianificato tutto.
E non è bastato che gli abbia assicurato, giurato, che non era così.
Mi ha giudicata e trovata colpevole. Unica prova a carico, l'odio che provo per questa legge e il desiderio di fare qualsiasi cosa per aiutare chi ne viene quotidianamente schiacciato.
Non conta niente il fatto che non consideri colpevole nessuno di loro, il fatto che consideri chi è costretto ad applicare questa legge infame una vittima quanto chi è costretto a subirla.

Ha detto che al mio posto avrebbe fatto la stessa cosa.

Ma avrei dovuto giurargli che no, mai avrei parlato di quanto mi è successo, nell'ambito della mia attività per SHINE?  E avrei potuto? Non andrò certo a gridarlo ai quattro venti appena fuori di qui, come lui sembra pensare che avrei fatto. Ma non me la sento tuttora di giurare che non ne parlerò mai e con nessuno. Perché è la mia vita. È qualcosa che mi è capitato senza che lo abbia cercato o desiderato. Ed è sbagliato.
Davvero devo rinunciare anche al poco che di buono potrebbe venire da tutto questo? Lasciare che tutto quello che sto soffrendo sia stato inutile? 
Ma questo per lui vuol dire tradire la sua fiducia, il suo affetto, il suo desiderio di sacrificarsi al mio posto. 
Non vede le centinaia, forse migliaia di persone che soffrono per gli stessi motivi, senza un Cameron Levy a far loro da scudo. Vede solo Hilde Jenkins, che poteva evitare e non ha evitato, che potrebbe tacere e non vuole. E come lui, solo questo vedono tutti gli altri.

Ma mi fa male vederlo soffrire per questo. E il suo risentimento è mille volte peggio di queste sbarre, di queste mura sempre uguali, di questo tempo che sembra inceppato, che gira su sé stesso senza senso. Persino peggio della riprovazione di quelli che si dicono la mia famiglia, ma non possono aspettare di lasciarmi uscire di qui, prima. Devono interrogarmi, incalzarmi, e accusarmi di ipocrisia e menefreghismo mentre ho addosso un'informe tuta arancione e le manette ai polsi, riesco a lavarmi a stento, non ho voglia di mangiare e credo di aver finito le lacrime, per poi scoprire a tradimento ogni volta di averne ancora. 
Me la sono cercata, hanno detto.
No. Ho fatto quello che dovevo. Ho solo detto la verità.
Mesi fa mi è stato chiesto di fare una scelta. O accettare legge così com'è o lasciare la Scuola. Ho scelto di accettarla, e ora?
Non ha senso affermare di attenersi alle leggi quando poi questo vale solo quando non ci sfiorano.
Ma questo sembra aver senso solo per me. 
Non so se riuscirò a tornare quella di prima.
Non mi sono mai sentita così sola.