sabato 16 aprile 2016

Punishment

La porta è chiusa, nessuna finestra, l'unica luce quella artificiale, che ormai hanno spento per la notte. Piange, sotto le coperte, piange tutte le lacrime che ha. Non voleva. Non avrebbe mai voluto far del male a nessuno. Era stata solo una distrazione. Una dimenticanza.

Una volta finito tutto il trambusto, l'avevano presa e chiusa lì dentro. E lei sente che non è giusto. O forse lo è. Forse è giusto che lei paghi per quello che ha fatto.
Si toglie le coperte di dosso e scivola in terra, i piedini scalzi sul pavimento freddo, poi si inginocchia. Congiunge le manine, stringendo gli occhi.

-Ti prego, ti prego, fammi tornare normale. Non voglio più far danzare i fantasmini. Sono cattivi. Hanno fatto del male al mio papà. Non voglio. Portami via questa brutta cosa. Voglio essere come ero prima. Voglio piacere alla mamma. E a Helen. E non voglio più fare del male a nessuno.

Le lacrime scorrono sul visino di quella bimba a cui mancano due incisivi, con i capelli tirati indietro dalle mollettine colorate e dalle due piccole treccine, che nessuno ha pensato a scioglierle, mentre veniva chiusa in quella stanza. Per punizione. O forse per tenerla lontana dalla fonte della sua energia. O entrambe.



Ma non è più una bimba ora. Ora sa di non aver sbagliato, non così tanto. Non sono sue le colpe. Non tutte.