sabato 26 marzo 2016

To:  hilde.jk@aol.com
From: jeb.jenkins@kennebunkport.org
Subject: 
Ciao tesoro. 

Forse avrei dovuto chiamarti, non scriverti, ma ho preferito così. Mi ha dato il tuo indirizzo Helen.
Mi è dispiaciuto molto tutto quello che è successo, e ho sbagliato a non chiamarti fino ad ora. Credevo che dandole un po' di tempo le sarebbe passata, speravo fosse così, ma a quanto pare gliene serve ancora. 
Solo che stavolta non sono disposto ad aspettare. Non a tue spese.
Domattina sono a Philadelphia, resterò con te per la Pasqua, se tu non hai niente in contrario. La mamma è da Helen, starà bene.

Fammi sapere se sei d'accordo.

Papà 

venerdì 25 marzo 2016

Lessons

È un gruppo di bambini quello che ha davanti. Hanno finito di leggere un brano di letteratura e ora hanno chiuso i libri, per iniziare la parte della lezione dedicata al controllo dei poteri.
- Quindi ricordate cosa dovete fare?
- Respirare - è quasi un coro, un po' scombinato.
- E respirare come?
- Lentamente - come sopra.
- E se vi agitate che succede?
- Che non riusciamo a controllarlo - ancora una volta poche voci spiccano, in un insieme più o meno omogeneo. 
Sorride, annuendo soddisfatta.
- Bene, Matthew, fammi vedere.
È un bel bambino dai capelli scuri, gli occhi di un verde trasparente, il naso coperto di lentiggini, ha una decina di anni, forse meno. Raddrizza le spalle, inizia a respirare lentamente.
- Bravissimo. Ora cerca di sentire l'energia, portala tutta nella mano destra.
Il bambino solleva la mano, palmo in alto, e pian piano piccole scariche elettriche disegnano sottili saette che scorrono da un dito all'altro, sollevando un'ondata di risolini e commenti sottovoce.
Hilde sorride.
- Perfetto, basta così. Martha, vieni tu ora.
Si alza una bimba bionda, con i capelli corti e gli occhi celesti. Al suo sorriso manca un canino.
- Sei riuscita?
La bimba annuisce.
- Bene, fammi vedere.
Martha prende un bel respiro e lentamente, dai tagli verticali sulla schiena della sua maglietta spuntano due ali candide, che pian piano si dispiegano sollevandosi verso l'alto. Le batte un paio di volte.
L'insegnante sorride annuendo, poi un cenno incoraggiante.
La bimba serra le labbra, sospira rumorosamente, poi chinata la testa ripiega le ali e inizia a contorcersi un poco. Hilde anche serra le labbra, e cerca di conservare l'espressione serena, che diviene appena un po' apprensiva. Ma mantiene il sorriso.
- Non innervosirti Martha, continua a respirare lentamente, e tieni la schiena rilassata.
Le ali pian piano si riducono di dimensioni, poi ancora spunta qualche penna dalla schiena della bimba, infine scompaiono.
- Bravissima! - esclama la ragazza con un sorriso, mentre tutta la classe prorompe in un applauso che fa affiorare di nuovo quella finestrella tra le labbra della bimba.
- Siete stati bravissimi, tutti quanti. Ora potete andare, ma cosa dovete ricordare?
- Che dobbiamo esercitarci solo dentro le mura della Scuola! - risponde un bambino zelante, prima degli altri. Hilde annuisce con un sorriso.
- Miss Jenkins, ma perché non posso saltare, fuori dalla scuola? So farlo bene! Al parco c'è un albero bellissimo, ha i fiori grandi, li volevo vedere... E anche a Martha volevo farli vedere. Lei ci arriverebbe, con le ali!
- Perché non possiamo, Rose. Vi ricordate? Vi ho parlato del VPA. La legge dice che i poteri si possono usare solo in caso di pericolo. E a scuola.
Il tono è gentile, e anche il sorriso, che cerca di infondere anche agli occhi scuri, probabilmente con scarsi risultati.
- Ma il VPA è per i Vigilantes! Noi non siamo Vigilantes!
- Il VPA è per chi ha poteri speciali Matthew. E noi li abbiamo.
- Ma a James non dice niente nessuno se gli guarisce il dito fuori dalla scuola!!! - protesta una vocina sul fondo. 
- E poi perché Martha si può esercitare a casa e io no?! - un'altra voce alla sua destra. 
- Perché Martha abita dentro la scuola, Rose... - risponde con pazienza, ancora con un debole sorriso. 
Il suono della campanella arriva a salvarla da quei discorsi, portandosi via uno sciame di bambini ridenti, lasciandola con un macigno in fondo al cuore.

lunedì 7 marzo 2016

Eclypse

"Un'eclissi.[...] Chiudi un po' gli occhi, io sono qui e ti ascolto ma pensaci bene... perché e come è successo questo non sentire? Per proteggerti da ciò che non volevi vedere, hai pensato per un momento di diventare più forte e inattaccabile?!"

Sono bastate queste poche parole ad aprire una crepa in quel muro terribile. Per giorni è stato come essere vuota. Vedevo, sentivo, ma nulla arrivava in profondità. Nessun interesse, nessuna reazione. Niente. Poi quella passeggiata con Marcus, e queste poche parole.
In quel momento è stato come se qualcosa si spezzasse, mi è sembrato quasi di sentire lo schianto. E tutto è tornato a galla in un istante.
Il puzzo di acido, di carne bruciata, la Knox luminescente che esplodeva facendo volare Deimos, e poi la sua mano insanguinata mentre lui ricadeva indietro col torace squarciato. E ancora Leana abbracciata a quel mostro, con le vene verdastre che tornavano a illuminarsi, e i fori nel suo cranio che si dilatavano.
Finalmente ho provato ogni cosa. Paura, orrore, dolore. Tutto. Ed è stato come tornare a vivere.
Sono tornata un essere umano. Ho riavuto indietro tutto quello che avevo chiuso fuori per poter continuare a combattere. E sono tornata io.
Ancora una volta è stato Marcus a ridarmi me stessa. Davvero sta diventando più che un padre, per me. Mio padre mi ha dato la vita una volta. Lui me l'ha ridata già due. E ha promesso di farlo ancora, se mai dovesse servire.
Ha ragione lui. La mia famiglia è questa. Spero solo di poter essere all'altezza.

Il matrimonio è stato meraviglioso. Spero davvero che siano felici per sempre,  non conosco altri che lo meritino più di loro due.


martedì 1 marzo 2016

After The Battle

Una lunga doccia. Rilassante. Rigenerante. L'acqua tiepida le scorre sulla pelle scura portando via la tensione, la paura, l'orrore, il tanfo della carne bruciata, dell'acido, del fumo. Resta a lungo con il viso sotto quel getto d'acqua, cercando di annullare ogni immagine. Chiude poi il rubinetto e appena fuori dalla doccia infila l'accappatoio. Resta immobile qualche istante, e lo specchio le rimanda l'immagine di una sé stessa diversa. Inespressiva. Il corpo è rifiorito un poco. Ma ancora si sente completamente svuotata. Nemmeno un pensiero di quelli precedenti allo scontro è rimasto nella sua testa. Per ora l'unica cosa è il rimbombo delle esplosioni e il sibilo dei proiettili. Di tutto il resto, per ora, non rimane NULLA.